28.06.2007
for de porta
Viaggio
in URSS: ultima puntata
26 marzo 1982
Ore 6,30 sveglia, 7,30 colazione e via di corsa all’aeroporto. Alle 8,30
rimettiamo indietro l’orologio di un’ora, sono infatti le ore 7,30 di Mosca.
Alle 8 ci imbarchiamo ed alle 8,30 decolliamo. Dall’alto vediamo un panorama
meraviglioso dal Caucaso all’Ararat. Mi accomodo per dormire un po’ e poi
penserò a scrivere il mio diario. Sono le 10 e penso quello che sta facendo
mia moglie e mio figlio, forse per loro è l’ora della colazione. Chiudo gli
occhi e penso a loro, ormai siamo in volo ed il viaggio è ottimo infatti ho
anche dormito profondamente. Atterriamo alle 11,30 ed andiamo nello stesso
albergo del nostro arrivo da Roma. La stanza è la numero 805 all’ottavo
piano, quindi simile all’altra ma le pareti sono dipinte meglio. Abbiamo
un’ora in attesa del pranzo. Approfitto per andare al Berioska vicino
all’albergo per fare acquisti per i miei cari.
Alle 13,30 viene servito il pranzo con antipasto al salmone e burro, poi
minestra, carne con purè di patate e dolce. Dopo il pranzo abbiamo un’ora di
sosta ed approfitto per lavarmi i capelli. Alle 15,45 partiamo per
l’incontro con i dirigenti del Comitato Centrale del Turismo dei Sindacati
nella loro sede. L’incontro dura fino alle 18 ed alle 17,30 arrivano Sciarra
e Martino, due dirigenti CISL, direttamente da Roma e da loro ho la notizia
che troverò mia moglie all’aeroporto cosa che mi da molta gioia perchè negli
ultimi giorni l’ho pensata molto. L’incontro è stato molto piacevole senza i
soliti trionfalismi da parte loro. Usciamo e convinciamo l’autista a
portarci direttamente sulla Piazza Rossa, mentre i dirigenti nostri e russi
rimangono dentro proseguendo l’incontro per mettere a punto i programmi di
visite future. Giriamo un po’ per Mosca e poi all’improvviso ci troviamo
sulla Piazza, è una piazza magica, per la grandezza e per gli edifici che la
circondano, imponenti e variopinti. Fa freddo, siamo vicini allo zero.
Domani vi torneremo e potremo fare le foto.
Torniamo in albergo ed andiamo a cena, ma io la salto perché non ho voglia
di mangiare.
Dopo, insieme al mio collega di stanza, andiamo a prenotare la telefonata a
Roma e rimaniamo in attesa nella hall che ci chiamino per parlare con casa.
Luciana, una collega del nostro gruppo, ha un amico russo che è venuto a
trovarla. Parla inglese e Luciana ci fa da interprete. Ci dice che la vita
in URSS non è molto allegra, mancano le case, e quelle che ci sono, al
massimo offrono 6 metri quadri a persona e spesso in coabitazione. Vi sono
laureati che non trovano lavoro, e se lo trovano, guadagnano meno di un
autista, e su questo tutto il mondo è paese. Il comunismo offre il minimo
per tutti ma il livello di offerta è molto basso e l’obiettivo sembra molto
lontano. L’amico russo è pieno di affetto per gli italiani ed ha una
effettiva voglia di amicizia, non ha nessuna carica di partito; è il figlio
di un agente di polizia. Ci racconta che lo manderanno in ferie in Georgia
ma lui non vorrebbe andare, ma questo è quello che passano i super
organizzati sindacati sovietici, si va dove dicono loro. Alle 23,30 arriva
la telefonata da Roma e finalmente sento la voce di mia moglie dopo una
settimana cosa che mi provoca molto piacere. Dopo la telefonata torno in
camera per proseguire il mio diario.
27 marzo 1982
Oggi vedremo Mosca in maniera più approfondita. Al mattino sveglia alle
7,30, colazione alle 8,30, è una giornata fredda ma meravigliosa molto
luminosa, sembra di vedere il cielo di Roma in una giornata di sole. Andiamo
con il pullman in giro per la città. Vediamo un’altra città, la periferia è
tutta in costruzione, costruiscono case, anonime ma non brutte. Vengono
costruite con parti prefabbricate forse per far prima o per le difficoltà
che può creare il freddo, neve e gelo che qui dura tanto. Andando verso il
centro, vi sono edifici anche belli dal punto di vista architettonico, sono
uffici pubblici, l’università, grandiosa. Poi facciamo una panoramica della
città, che è di una imponenza unica dalle colline di Lenin. Girovaghiamo per
Mosca guidati da un giovane laureato che ci fa da guida in italiano. E’
molto simpatico ed ha una gran voglia di parlare con noi in italiano e nelle
sue spiegazioni evita costantemente gli effetti trionfalistici del regime.
Ci fermiamo poi alla piscina scoperta riscaldata dove vi sono file enormi di
moscoviti (è sabato e non si lavora) per entrare. Fuori vi è un vento che
taglia con un bel sole ma fa un gran freddo e la gente sgambetta in costume
con termometro sotto zero ed acqua a 25 gradi. (In questo luogo, dopo la
caduta del regime sovietico, è stata ricostruita la basilica di Cristo
Salvatore demolita in precedenza)
Giriamo per il centro, vediamo già da lontano il Cremlino, al di là della
Moscova e tutti i palazzi ivi esistenti, molto belli. Ci sono in tutta Mosca
strade larghe sia in centro che in periferia. Sottopassaggi pedonali e
sottovia ove tutti circolano in ordine. Nei negozi la gente fa file ovunque
anche qui in ordine senza alcuna confusione. Ci fermiamo davanti al
Mossoviet, il comune di Mosca, poi ci avviciniamo alle mura che difendevano
esternamente il Cremlino, poi la parte settecentesca, tutta restaurata, che
rappresentava, con le sue case poderose, la terza linea di difesa di Mosca.
Andiamo poi sulla Piazza Rossa, entriamo nella basilica di S. Nicola, la
cattedrale dai colori fantastici e da favola, e la Piazza è piena di folla,
scolari (le scuole sono chiuse oggi), pionieri del regime, stranieri, una
vera babilonia. La piazza offre un’emozione straordinaria per la sua
bellezza, per la sua maestosità, e poi per averla sempre vista in tv
collegata a situazioni storiche importanti. Ora sono li, in uno dei luoghi
ove si risolvono i destini del mondo oltre che del popolo sovietico. Le
spose vanno sulla tomba di Lenin e del Milite Ignoto a portare i fiori di
nozze ed è una usanza che tutti rispettano. Ho finito le foto, cercando di
fare quelle più caratteristiche. La Piazza Rossa, o Bella, è la dicitura
russa, è veramente bella con le sue mura poderose e le sue torri. Abbiamo
ripreso il pullman per andare a mangiare tornando in albergo che si trova in
periferia. Alle 13 siamo a pranzo e mangiamo cose buone. Alle 14,45 andiamo
di nuovo in pullman per la visita all’interno del Cremlino. Tutti i
visitatori all’interno si muovono ordinatamente sui marciapiedi con una
solennità che per noi di norma si usa in Vaticano, e credo che per i russi
il Cremlino sia l’equivalente, per il rispetto che si respira dentro le
mura. Vediamo le tre basiliche, meravigliose con le loro cupole d’oro,
vediamo il palazzo ove lavora Breznev e dove stava lo studio di Lenin, e poi
il palazzo delle riunioni. Ogni tanto sfreccia qualche auto con a bordo
funzionari di alto livello che vanno molto spedite. Usciamo ed abbiamo
un’ora di libertà. Visitiamo la Tomba del Milite Ignoto e poi andiamo nei
Magazzini GUM, una babilonia nella babilonia, ma malgrado tutto (a Mosca
vivono 9 milioni di abitanti) vi è grande ordine. I magazzini contengono una
serie di negozi di ogni tipo all’interno di questo enorme edificio a più
piani collegati tra di loro da passerelle. Fuori dei negozi tutti in fila
per acquistare scarpe o merletti. Usciamo ed andiamo su Via Gorki . La gente
ci guarda e si vede da come siamo vestiti che siamo stranieri e non se ne
vedono molti, è molto piacevole girare a piedi la città. Vengo fermato da un
ragazzo che, come una preghiera, mi chiede di vendergli il mio cappello
imbottito di piume, offrendomi 200 rubli, una cifra enorme pari a 360.000
lire al cambio ufficiale. Io rifiuto, ma lui pensa che lo faccia per alzare
il prezzo. Gli dico di impegnare meglio i suoi soldi (parla italiano) ma lui
voleva farne borsa nera rivendendolo per guadagnarci a sua volta. Così
fanno molti studenti per guadagnare qualche lira, magari per pagarsi i
divertimenti perché gli studenti hanno un presalario ed i libri gratuiti
fino all’università. Andiamo all’appuntamento dietro la Piazza Rossa con le
guide Michele e Victory, si ferma una ragazza che vuole venderci caviale,
pellicce o cambiare dollari. Arrivano come falchi le guide che sanno come
gli stranieri vengano corteggiati con richieste di vendere tutto quello che
hanno in dosso, e così la ragazza fugge. Prendiamo la metropolitana, si
pagano 5 copechi e si gira come si vuole. Prendiamo due linee, le stazioni
sono fantastiche con statue e lampadari enormi. All’uscita abbiamo trovato
il pullman che ci porta a visitare il Collegio delle Novizie. Quindi si
torna in albergo. Alle 19,30, dopo esserci cambiati d’abito e saldato il
conto delle telefonate, siamo andati a cena in un ristorante interno al 23°
piano. Un locale molto bello con un’orchestra ed un cantante che hanno
allietato la cena, molto buona con grandi brindisi da parte di tutti per
ringraziarci. Abbiamo fatto anche un ballo collettivo sull’aria di canzoni
italiane eseguite dal complesso orchestrale in nostro onore. Alle 24 tutti a
letto. Ho fatto le valigie e dopo un pensiero per la mia casa, sono andato a
letto ed ho dormito fino alle 5. Alle 6 partiamo per l’aeroporto, e dopo le
lunghe operazioni doganali e burocratiche (ci hanno controllato le valigie)
ci siamo imbarcati alle 8,30. Alle 8,50 l’aereo decolla. Siamo in volo per
Roma, ed io cambio l’ora rimettendo quella che troverò all’arrivo, ed
immagino il momento che rivedrò mia moglie dopo tanti giorni. In Russia ci
tornerò con lei (lo abbiamo fatto nel 2005).
Cosa devo dire del viaggio. Mi ha eccitato per la novità provocata da una
cosa che avevo sempre pensato lontanissima, sia come distanza effettiva, sia
per il fatto che non la consideravo alla mia portata. Stando sul posto ti
passa l’emozione e vivi ed apprezzi quello che vedi. Ti sforzi di capire un
popolo a cui evidentemente sta bene quel che ha o crede che quella sia la
loro strada. Con la storia di quella nazione solo così poteva diventare una
grande potenza. La gente non sembra lamentarsi più di tanto di quello che
ha, anzi che non ha, sta sotto un regime che provvede a tutto quello di cui
hanno bisogno. Il turismo è organizzato in maniera ferrea dai sindacati per
viaggi all’interno e per quelli all’estero. Tutti i mezzi pubblici, bus,
pullman e camion sono di proprietà dello Stato, solo i privati (pochi) hanno
l’automobile. Le case sono tutte di proprietà pubblica e costano
l’equivalente di 30 mila lire per due camere, poco costano luce e telefono.
Vi è un regime in cui la libertà è una parola non compresa da tutti ma forse
stanno bene così.
Stiamo sorvolando Zagabria. Tra un’ora mi ritrovo tra i miei affetti.
Ciao diario. Ho finito.
massimo giacomozzi