mercoledì 09 gennaio 2013
la città del cinema
Dramma
della gelosia:
tutti i particolari in cronaca
Oreste si innamora di Adelaide ma Adelaide si innamora ANCHE di Lello,
che è anche l'unico amico e compagno di lotte di partito di Oreste.
La loro vicenda si snoda fra liti e tormenti. Ed è tutta raccontata come
durante la ricostruzione del processo perchè qualcosa di grave
evidentemente è successo. Raccontano tutti e tre, ma mentre i due uomini
lo fanno come se fossero al banco degli imputati, quello di lei appare
come il vero io narrante e nello stesso tempo distaccato: perchè il
dramma della gelosia è che Adelaide nell'ultima zuffa fra i due
innamorati, resta uccisa, per sbaglio.
Bella sceneggiatura che oltre a Ettore Scola, ha le firme dei due grandi
sceneggiatori storici della commedia all'italiana, Age e Scarpelli.
Familiare la colonna sonora di Armando Trovaioli.
Strepitosa (e molto spiritosa) Marisa Merlini nella parte della sorella
prostituta "in carne" di Adelaide.
Belle la location quasi tutte della periferia degradata della Roma anni
'70, degrado che Scola accentua collocando i primi incontri dei due
innamorati su cumuli di immondizia che appare in effetti un po' troppo
"pulita", tranne forse la spiaggia di Ostia dove si riconoscono in
fondo, da una parte i casotti da pesca di Fiumara grande, dall'altra le
case nuove di Ostia nord.
Bellissima la sequenza su Monte dei Cocci a Testaccio, all'epoca ancora
agibile (e pieni di cartacce queste credo del tutto "naturali"; dalla
sommità c'è una (ormai) inconsueta vista sui Mercati Generali che
all'epoca erano in piena attività, sui padiglioni del Mattatoio attivi
anche quelli e che sarebbero stati dismessi cinque anni dopo, sul ponte
verso Porta Portese; nessuna concessione al "bello", la Piramide, che
pure da lì si vede bene.
Curiosissima la vicenda della villa del macellaio: si trova in via Giuseppe Marchi, è stata progettata da Paolo Portoghesi e, nonostante sia sede di una ambasciata araba, è ancora chiamata "la villa del macellaio".(peccato che non abbia più la bella ringhiera di tubi)
Molto particolare la scelta di raccontare non solo e non tanto
attraverso il processo ma di portare i protagonisti a continui "camera
look", a rivolgersi direttamente alla macchina da presa e quindi al
pubblico, portando lo stesso pubblico nella posizione quasi di una
giuria popolare. Strascichi di futurismo e di sperimentazione teatrale
del vivace anno 1970, tanto vicino al 69 della rivoluzione dei costumi e
del 69 (italiano) delle lotte operaie.
In poche parole: regia ammirevole.
Giancarlo Giannini, al suo primo ruolo importante, dopo questo film è
stato consacrato come attore "comico" e da qui andrà ai successi con
Lina Wertmuller. E non solo.
fiore di cactus :)