09.05.2009
for de porta
La
ricetta di Noceto: giochi, sport, teatro come alternative
Dopo il suicidio del 12enne che aveva visto un'esecuzione sul piccolo
schermo
Nel paese che ha spento la tv
"Così salviamo i nostri bambini"
di STEFANIA PARMEGGIANI
per
Repubblica
NOCETO (PARMA) - Lo decisero 13 anni fa. Quasi un passa parola, famiglia
dopo famiglia, casa dopo casa. E così una sera, in quel borgo alle porte di
Parma, improvvisamente tutti spensero la Tv. Centinaia, migliaia di
televisori oscurati, muti, quasi partecipi dell'immenso dolore di una
comunità.
Un gesto di rabbia, una rivolta civile contro le trasmissioni che mandavano
in onda di tutto senza curarsi delle conseguenze. Che a Noceto furono
imprevedibili e drammatiche. David, un bambino di 12 anni, dopo avere visto
l'esecuzione di una sentenza capitale aveva deciso di imitare la scena per
gioco. Morì impiccandosi. Non c'erano parole, nessuna spiegazione che
alleviasse il senso di impotenza, solo la rabbia che doveva essere arginata.
Come? Prendendo in mano il telecomando per cancellare modelli sbagliati e
oscurare immagini troppo crude. Iniziò così la settimana della creatività,
che dal '96 cerca di evitare la deriva di una televisione babysitter e che
ogni mese di maggio trasforma i 1.200 bambini di Noceto da spettatori a
protagonisti.
All'inizio il messaggio era esplicito: "Spegni la tv, accendi la fantasia".
"La nostra è una battaglia pesantissima - spiega il parroco don Corrado
Mazza - perché non vogliamo demonizzare un mezzo, ma solo evitare che rubi
l'infanzia". "Negli anni abbiamo spostato l'accento - continua il sindaco
Fabio Fecci - e oggi non invitiamo più direttamente a spegnere la
televisione, ma promuoviamo un'alternativa". Corsi di teatro, laboratori di
pittura, letture animate, giochi antichi, giornate dedicate allo sport,
doposcuola della parrocchia, incontri con i genitori, cineforum, serate di
riflessione, percorsi lunghi un anno per distogliere gli sguardi dal
teleschermo, una miriade di attività coordinate che non tralasciano nulla,
neppure il tragitto da casa a scuola. Qui, infatti, passa il piedibus,
vigili urbani che accompagnano i bambini lungo le strade della città.
Nessuno si è sottratto al compito perché - è convinzione diffusa - gli
influssi della televisione sui bambini sono chiarissimi: "Più chiacchierano
senza dire niente - spiegano le insegnanti Enrica Alinovi e Gabriella
Grisenti - più capiamo che sono stati troppo di fronte alla tv". Per questo,
osserva il dirigente scolastico Paola Bernazzoli, da anni i bambini
partecipano a laboratori in cui fanno gli attori, i costumisti, gli
sceneggiatori, i registi, i musicisti... E il risultato viene portato in
piazza proprio nella settimana della creatività.
Antonio Caffarra, il pediatra del paese, ha cresciuto insieme alla moglie
Daniela, quattro figli senza televisione: "Per anni non l'abbiamo avuta e
quando ci è stata regalata l'abbiamo lasciata spenta". Nel paese sono in
molti a pensarla come lui, la creatività è diventata una strategia educativa
condivisa. È servito tutto questo? I bambini a Noceto guardano la
televisione meno che altrove? "E' difficile dirlo - conclude il sindaco
Fabio Fecci - ma sicuramente sono meno soli". I più deboli, i più fragili, o
semplicemente chi ha entrambi i genitori impegnati tutto il giorno, ha
un'alternativa alla televisione come babysitter. "Proviamo a sottrarre il
compito di educare alla televisione - conclude il parroco - ma anche se la
battaglia continua a essere pesante, non ci arrendiamo, l'infanzia è tutto".
Rappresenta il futuro, che non può essere dettato dal palinsesto televisivo.
(Repubblica 9 maggio 2009)
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